Dalla collaborazione tra Medica Spa e il CNR-ISOF di Bologna è nato un percorso di ricerca che ha portato allo sviluppo di nuove tecnologie per la filtrazione dell’acqua potabile, capaci di rimuovere inquinanti emergenti come i PFAS, i farmaci e i metalli pesanti. Un progetto partito nel 2015 da un’applicazione biomedicale e cresciuto fino a diventare un esempio concreto di innovazione sostenibile.

A raccontarlo, anche in occasione dell’evento che si è tenuto a maggio 2025 a Bologna per celebrare i 40 anni di attività di Medica, è la ricercatrice Manuela Melucci, che da dieci anni lavora fianco a fianco con Medica. “La nostra collaborazione è iniziata con l’idea di funzionalizzare le fibre cave per applicazioni nella plasmaferesi – spiega – ma ci siamo accorti che i frammenti di membrana avevano un’elevata capacità di assorbire molecole. Da lì è nato tutto”.

Grazie a questa intuizione sono stati sviluppati i filtri Graphil e, più recentemente, il Graphisulfone®, che integra grafene all’interno delle membrane, garantendo un’elevata efficacia nel trattamento delle acque. “Un risultato – sottolinea Melucci – reso possibile grazie allo scambio quotidiano tra competenze chimiche e ingegneristiche, e al supporto della comunità europea, in particolare per il progetto Graphil finanziato dalla Graphene Flagship”.

Il percorso ha incluso anche il progetto Life Remembrance, che ha portato alla creazione del Water Living Lab presso il potabilizzatore di Pontelagoscuro (Ferrara): un impianto pilota che applica i principi dell’economia circolare riutilizzando gli scarti di produzione delle membrane per generare nuovi materiali filtranti.

“La sfida ora – conclude Melucci – è scalare queste tecnologie e superare le barriere normative, ma la direzione è tracciata: innovare significa unire ricerca scientifica, visione industriale e attenzione all’ambiente”.

Guarda la videointervista completa a Manuela Melucci



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